Amman: i mille volti della guerra sulla porta di casa

La prima immagine, che mi è giunta e che vi voglio consegnare (anche nei dettagli, grazie all’aiuto di un amico) è quella di una donna di Gaza, un’anziana donna, che culla il corpo della figlia, stringendo al petto la sua testa avvolta in un lenzuolo bianco, ma sporco di sangue. Uccisa dunque, non morta di fame, perché la fame uccide ma non sporca. La donna, il volto segnato da tante rughe accumulatesi nel tempo, non gridava, non si disperava, ma il suo dolore era tutto nella sua ninna nanna, che ripeteva come tante altre volte, mentre cullava quel corpo per tutti morto, per lei ancora vivo.

La violenza della morte imposta si misura quando qualcuno ci ricorda la vita com’era e come poteva continuare. E’ lo stesso pensiero che mi era venuto in mente mesi prima, guardando la foto di una ragazza israeliana uccisa il 7 ottobre. Una vita spezzata, una bellezza portata via ai suoi cari dal sopraggiungere violento della morte. Un altro granello di una generazione di giovani schiacciata e bruciata dalla forza delle armi e della guerra. Tra questi due immagini, in mezzo, c’è appunto la guerra. La follia del suo inizio, la follia di questi giorni. Ed ecco un’altra immagine: decine e decine di corpi, avvolti in sacchi di plastica blu, scaricati da un enorme camion e ammassati in una fossa comune. Corpi prima sottratti dai soldati israeliani poi restituiti.

Non uno di quei corpi apparteneva agli israeliani rapiti il 7 ottobre. 400 corpi trovati in un ospedale della città di Khan Yunis morti per una guerra che non sta restituendo agli israeliani i vivi e neppure i morti. C’è solo una rabbia che brucia anche le menti dei soldati. Giovani soldati israeliani, che forse hanno l’età di mio figlio, che si aggirano nelle case semidistrutte e abbandonate e trovano il modo di sorridere indossando sulle divise le mutandine e i reggiseni di donne che li abitavano. Un altro pezzo di gioventù bruciata dalla forza delle armi.

Non so se queste ultime immagini siano state trasmesse e commentate sulle televisioni italiane. Tuttavia anche queste sono i volti di una guerra che qui, ad Amman, è sull’uscio di casa. Come anche altri volti, quelli che qui si vedono, di ragazzi che abbattono i soldati israeliani , sparando dalle case e dai palazzi distrutti. Follia di una guerra, che oggi è difesa dall’avanzare degli occupanti, e ieri era il folle tentativo di rivendicare con le armi i diritti da decenni calpestati di un intero popolo. Un altro pezzo di gioventù bruciata, da cattivi maestri ma anche dall’ignavia e dall’ipocrisia di chi parla di pace ma da decenni tace di fronte alla forza di chi ha più armi.

Nella mia casa di Amman abito avendo sullo stesso pianerottolo, e al piano di sotto, ed anche al piano terra, famiglie di profughi palestinesi del 1948. Meglio profughi, che morti sotto le bombe o per la fame? E’ questa la risposta che vi sentite di dare alla guerra di oggi?

5 commenti su “Amman: i mille volti della guerra sulla porta di casa”

  1. La seguivo dai tempi in cui era corrispondente Rai da Gerusalemme, ho sempre apprezzato il suo equilibrio nel raccontare ciò che accadeva ai palestinesi in quella terra tormentata. La seguo ora per le sue cronache da Gaza.
    Buon lavoro

    Rispondi

Lascia un commento