La notte in cui ci ritrovammo in guerra

Sono trascorsi trenta anni da quella notte tra il 16 e il 17 gennaio del 1991. Alle due e trentotto minuti del 17 gennaio i caccia bombardieri statunitensi, inglesi, ma anche italiani cominciarono a colpire. In quella prima notte, gli obiettivi erano innanzitutto  l’esercito iracheno, in Iraq e nel Kuwait occupato dall’esercito di Saddam Hussein.

Sembrano trascorsi molti più anni di quelli che  conteggiamo. Quella guerra, la Prima Guerra del Golfo, sembra addirittura quasi dimenticata dall’opinione pubblica. Non è una colpa, ma è la conseguenza delle altre guerre, venute dopo. La più importante è stata  la Seconda Guerra del Golfo, iniziata nel marzo 2003, legata in modo indissolubile, a torto o a ragione, all’attacco terroristico alle Torri Gemelle, l’11 settembre del 2001, e subito dopo alla guerra di invasione dell’Afghanistan nell’ottobre di quello stesso anno.

Cosa rimane, allora, di quella Prima Guerra? All’epoca, trenta anni fa, fu definita dalla coscienza popolare, prima ancora che scoppiasse, la Guerra del Petrolio. Giusto? Sbagliato? A distanza di tempo, è corretto dire che  la coscienza popolare aveva agguantato l’essenza del conflitto.

Solo così si può comprendere la rapidità della discesa in campo (continua a leggere sul sito di Lettera22).

 

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