SUL CIELO SOPRA SAMBUCA DI SICILIA. In paradiso (forse) non piove. In terra (sicuramente) sì

I politici alla ricerca di frasi che  colpiscano “la gente”,  talvolta ( o forse spesso) si fanno prendere la mano. E’ accaduto, di nuovo, il 3 settembre scorso, anche a Leonardo  Ciaccio (detto Leo), Sindaco di Sambuca di Sicilia, cioè il “Borgo dei Borghi 2016”. Ebbene, così  Leo Ciaccio, tra le altre cose, definisce Sambuca di Sicilia, al solerte  giornalista che  lo raggiunge al telefono: “Siamo  veramente in un Paradiso che  vogliamo condividere con il resto del mondo!” Il giornalista invece di esprimere qualche dubbio, ci aggiunge di suo anche  il punto esclamativo.

Allora tocca a noi, che  a Sambuca di Sicilia viviamo da  anni, guardare in cielo e in terra e segnalare   al Sindaco e agli altri amministratori  comunali  (la gente  comune se n’è accorta subito) che  in  Paradiso forse non piove, ma  a Sambuca, in terra, sicuramente ha ripreso a piovere copiosamente, con l’approssimarsi dell’autunno.

L’acqua si sa è una benedizione del cielo, ma spesso gli uomini non sanno usarla. E l’acqua (inconsapevolmente) si vendica. A Sambuca di Sicilia c’è una moderna tensostruttura, scoperchiata dal vento e ora corrosa dall’acqua. Ormai è da un anno e  mezzo in queste condizioni. Era stata completata si badi bene, appena  un anno prima.  Nelle intenzioni di chi ha  finanziato l’opera con soldi pubblici, cioè oltre 350 mila euro  (tramite l’Istituto di Credito Sportivo)  doveva offrire ai giovani e ai  meno giovani di Sambuca e forse dei paesi vicini uno spazio, utilizzabile anche  in inverno per attività sportive.

Il vento di scirocco all’inizio dello scorso anno ha strappato i teli della tensostruttura; poi i teli sono stati  completamente rimossi per non ostacolare l’atterraggio degli elicotteri, nel vicino (forse troppo vicino) eliporto usato in primo luogo per le  emergenze sanitarie e forestali.

Da allora  è calato il silenzio, graziosamente imposto su questa  vicenda. Abbiamo cercato, tre mesi fa,  di scuotere le  menti e le  responsabilità degli amministratori, ponendo alcune pubbliche domande.  Nulla, apparentemente, si è mosso. Solo qualche voce gettata nei vicoli  del paese, per affermare che la manutenzione della struttura dovrebbe essere di competenza non del Comune, ma della Regione Sicilia. Si badi bene, sono flebili voci, nulla di pubblico, nulla che possa spiegare alla comunità le  ragioni del non utilizzo, anzi dell’abbandono di un bene pubblico, necessario ai giovani, costruito da poco tempo, con soldi pubblici e per di più intitolato (con gran spolvero di discorsi ) al giudice “ragazzino” Rosario Livatino, ucciso dalla  mafia,  giusto  trenta anni fa,  il 21 settembre 1990, alla   periferia di Agrigento. Questo silenzio, su un’opera a lui dedicata,  è un’altra, paradossale,  offesa alla sua testimonianza in  difesa della  legalità.

Nessuna risposta è stata data, inoltre, alla domanda su chi ha gestito la tensostruttura, nell’anno in cui ha  funzionato.  C’è stato un regolare  bando di affidamento e questo nulla  prevedeva riguardo alla  manutenzione della struttura???

Scusate, mi sono scappati tre punti interrogativi. E’ vero, ne è sufficiente uno. Sempre meglio, però,  del punto esclamativo di chi  vuole  rafforzare, maldestramente,  l’idea, anche questa maldestra, che qualcuno viva, qui,  in Paradiso.

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